Palazzolo nel progetto S.O.S. patrimonio immateriale (clicca sull'immagine)

Il territorio di Palazzolo Acreide

Il paesaggio del territorio acrense ha favorito insediamenti umani sin dai periodi storici più antichi per le numerose sorgenti esistenti nel territorio che rendono le valli del Tellaro, del Saraceno, del S. Marco, del Bibinello e dell'Anapo ricche di vegetazione e di fauna, tanto che quando nel 664-663 a.C., come narra Tucidide, i Dori corinzi siracusani vi fondarono Akrai, in questo luogo viveva una numerosa comunità indigena che successivamente venne ad integrarsi nel sistema di vita della nuova colonia greca.Akrai sorgeva sul colle di Acremonte e dominava a Sud la Valle del Tellaro e a Nord la Valle dell'Anapo. Fu in origine un avamposto militare, successivamente diventò un centro agricolo, come è attestato dalla presenza di monumenti votivi dedicatial culto di una divinità agreste nota col nome di Magna Mater, altrimenti detta Cibele e intorno al III° sec. a.C., cioè durante il regno di Gerone II, si abbellì di monumenti pubblici come il teatro e il bouleuterion, sfruttando la pietra che proveniva dalle vicine cave che formeranno le latomie dell'Intagliatella e dell'Intagliata. Dopo la conquista romana di Siracusa (211 a.C.) Akrai divenne città "decumana", Plinio il Vecchio la definisce civitas stipendiaria, ma mantenne, tuttavia, l'alto stato di sviluppo sociale ed economico che aveva raggiunto durante il regno di Gerone II. In questo periodo si devono collocare le emissioni monetarie della città.Nel VI sec. d.C., quando la Sicilia fu definitivamente annessa all'impero bizantino, Akrai, sebbene in stato di decadenza, era abitata e frequentata. Nell'827 gli Arabi distrussero la bizantina Akrai, durante la loro avanzata per la conquista dell'ultimo lembo della Sicilia Sud-Orientale; della città abbandonata nel corso dei secoli si perdettero le tracce e solo agli inizi del 1800 il barone Gabriele Judica intraprese una serie di scavi per riportare alla luce una parte dei monumenti acrensi.

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